Il ruolo dell’esercizio e dello spettatore nel sistema
cinema: esperienze e strategie a confronto
Si
è svolto martedì 20 gennaio il convegno ROMA-PARIGI: il “cinema” come
modello di sviluppo socio-economico, ospitato nella sede dell’Ambasciata di
Francia, e organizzato da ANEC Lazio, in collaborazione con AGPCI (Associazione
Produttori Cinematografici Indipendenti) e France Odeon, promosso
dall’assessorato alla Cultura di Roma Capitale con il patrocinio dell’Ambasciata
di Francia in Italia.
Un
minuto di silenzio in memoria delle vittime delle stragi di Parigi del 7 e del
9 gennaio, ha preceduto l’incontro tra i professionisti della cinematografia e
i rappresentanti delle istituzioni locali, che si sono confrontati liberamente
e costruttivamente sul futuro dell’esercizio in Italia, con particolare
attenzione alla situazione del Lazio. Il
metro di paragone è stato il sistema francese, esaminato a partire dalla rete
delle sale di Parigi. Bruno Blanckaert, proprietario e gestore del
prestigioso cinema Le Grand Rex di Parigi, ha sottolineato il fondamentale
ruolo della sala che, nonostante l’agguerrita concorrenza delle nuove
tecnologie, continua a ricoprire in quanto esperienza unica e insostituibile
per lo spettatore. Il rapporto con il pubblico, soprattutto con quello
giovanile che è l’asse portante dell’esercizio cinematografico e per quanto
riguarda il Rex, conta 200 mila presenze annuali alle matinée. Grazie
anche all’introduzione della materia “educazione all’immagine e formazione del
pubblico”, che è parte integrante del sistema dell’istruzione, sin dalla scuola
primaria, la formazione del pubblico giovanile, ha ispirato il sistema
francese a promuovere una politica di prezzo bloccato a 4 euro a biglietto
per gli under 14. Soluzione che è stata inizialmente criticata dalle majors
ma che, tuttavia, è stata dalle stesse rivalutata in base agli effettivi
vantaggi garantiti a lungo termine.
Le
sale, soprattutto quelle situate nei centri storici, rappresentano la base
sulla quale costruire le politiche socio-economiche di ogni comunità, e la loro
chiusura rappresenta una ferita insanabile.
A Parigi negli anni Ottanta,
ricorda Blanckaert, la ferma e compatta reazione degli esercenti alla chiusura
di numerose sale ha permesso di ottenere dalle istituzioni le risorse
necessarie al recupero dei vecchi cinema e all’apertura di nuovi. Apertura la
cui autorizzazione è regolata, in primo luogo, dagli organismi locali che
individuano e stabiliscono i criteri e i parametri di valutazione. E sulla base
di essi si valuta, di volta in volta, l’effettivo impatto economico-finanziario
e culturale del cinema sul territorio. Tuttavia, per concedere possibilità di
ricorso, si istituisce un secondo grado d’intervento, a livello nazionale, al
quale appellarsi. Un tale approccio in Francia ha permesso di riportare
l’esercizio al centro del sistema cinematografico.
Per
meglio comprendere l’intervento delle norme e i regolamenti francesi in difesa
dei cinema, Hugues Quattrone, responsabile del CNC (Centre Nationale du
Cinéma et de l’image animée) per l’esercizio cinematografico, ha esposto nel
dettaglio le modalità di redistribuzione della percentuale prelevata dal
biglietto (prelievo di scopo) a sostegno dell’esercizio.
Il
prelievo di scopo, previsto dal
modello francese, è previsto per tutti i comparti che sfruttano il prodotto
cinematografico, dando luogo a un bacino di risorse utile a finanziare
l’industria del cinema e dell’audiovisivo. Il CNC è il regolatore di un sistema
articolato di prelievo e di redistribuzione delle risorse che riguarda, con
diverse modalità e criteri, tutti i settori coinvolti nello sfruttamento del
prodotto cinematografico. In particolare il CNC, regola e assicura il corretto
funzionamento degli strumenti di contribuzione che si concretizzano in aiuti
all’esercizio (con risorse pari a circa 65 milioni di euro l’anno) di tipo automatico
e selettivo (quest’ultimo assegnato in base alla natura della
programmazione e al progetto culturale proposto al CNC dall’esercente). Parte
del fondo così costituito viene destinato all’adeguamento e alla
modernizzazione tecnologica del cinema, attraverso un meccanismo di solidarietà
inversamente proporzionale alla dimensione commerciale e competitiva della
struttura (in Francia, consente un recupero del prelievo di scopo versato che
arriva all’80% per i cinema con maggiori difficoltà, e al 30% per i multiplex).
Un altro tipo di sostegno selettivo è quello dedicato ai cinema Art et Essai,
ovvero a quelle sale (sono circa 1100) che programmano film sperimentali o
indipendenti: il contributo può arrivare per ogni sala a circa 19 mila euro
l’anno. Il vantaggio riguarda la possibilità di riscattare una porzione
del versamento che, sommato tra sostegno automatico e selettivo, può superare, in
alcuni casi, l’importo complessivamente versato dall’esercente.
In
Italia, rileva Andrea Occhipinti, Presidente sezione Distributori
dell’ANICA, l’applicazione del prelievo di scopo sugli incassi, destinato a
tutti coloro che sfruttano il prodotto filmico, è stato al centro del dibattito
ogni volta che si è parlato di una riforma del sistema cinema. Tuttavia, non
c’è mai stata l’effettiva volontà di impegnarsi per mutuare tale meccanismo
dalla legge francese. Constatazione alla quale ha replicato Leonardo
Brogelli, portavoce della senatrice Rosa Maria Di Giorgi, confermando
l’elaborazione di un disegno di legge di iniziativa della commissione di
cultura del Senato.
Le
politiche nazionali e locali realizzate finora in Italia, sono state l’oggetto
dell’intervento del Presidente ANEC Lazio Giorgio Ferrero, che ha
parlato del momento di profonda difficoltà economica attraversato dal settore.
“Gli sforzi dei soli esercenti non sono sufficienti per arginare la perdita dei
numerosi centri che per anni sono stati simbolo di offerta sociale, culturale e
occupazionale del nostro paese. Lo sguardo al modello francese deve
trasformarsi in una fonte d’ispirazione per la promozione di nuove tutele e
nuovi incentivi in grado di sostenere concretamente l’intera filiera
cinematografica. Esemplari sono la riduzione delle imposte locali e
dell’aliquota IVA – che in Francia è fissata al 5,5%, ovvero la stessa applicata,
per decreto legge, ai generi di prima necessità -, la salvaguardia delle sale
storiche, e l’opposizione alla trasformazione dei cinema chiusi in altre
attività commerciali”. Inoltre, rispetto al vincolo di destinazione d’uso,
il sistema francese, reputandolo incostituzionale in quanto limita le facoltà
di azione sulla legittima proprietà, ha trovato un espediente fissando, nei
casi di diversa destinazione d’uso, un tetto massimo al canone d’affitto che
non superi un rialzo del 10%.
Carlo
Bernaschi, Presidente ANEM, ha
commentato positivamente l’idea di creare anche in Italia la figura del “mediatore
cinematografico” (prevista dalla normativa francese) che svolge una
funzione di conciliazione preventiva e d’intervento in caso di eventuali
conflittualità tra esercenti e distributori, esercenti concorrenti e conflitti
d’interesse relativi al caso dell’esercente-distributore-noleggiatore.
Precedentemente,
Giovanna Marinelli, assessore alla cultura di Roma Capitale, e Lidia
Ravera, assessore della Regione Lazio, hanno rilevato come, a livello
locale, sia già in essere un proficuo rapporto collaborativo tra comune e
regione per quanto riguarda le politiche sul cinema. Tuttavia, si avverte
chiaramente il bisogno di una legge nazionale che coinvolga e indirizzi i
diversi organismi territoriali nell’individualizzazione e razionalizzazione
delle risorse da assegnare ai cinema. Le sale, quindi, restano il polo centrale
dal quale ripartire per rilanciare non solo l’esercizio, ma la produzione
stessa che, come sostiene Martha Capello, Presidente AGPCI, si
tradurrebbe anche in vantaggiose convenzioni e alleanze tra produttori ed
esercenti.
Francesco Ranieri
Martinotti, Direttore France Odeon –
Festival del Cinema Francese, che ha moderato la tavola rotonda, ha chiuso
l’incontro con l’auspicio che l’intero settore cinematografico possa presto
esprimersi univocamente per ottenere un’unica legge di sistema capace di far
diventare l’industria del cinema e dell’audiovisivo un vero asse portante dell’economia
italiana.